LA STORIA
Sebbene la tradizione erudita riporti l’origine del nome dell’abitato a Celeno, una delle tre arpie della mitologia greca, sembra più probabile che l’etimologia sia collegata al latino medievale cella, in riferimento alle numerose grotte scavate lungo le pareti tufacee dello sperone che ospita l’abitato.
L’antichità delle frequentazioni umane del sito e del territorio, favorita anche dalla posizione sulla via storica di comunicazione tra Orvieto, Bagnoregio e Ferento, è stata confermata dai recenti ritrovamenti archeologici nella zona del Castello, riferibili al periodo tardo etrusco (IV-III sec. a.C.).
Le informazioni sulle più antiche fasi dell’insediamento medievale sono ancora molto frammentarie, ma è possibile ipotizzare che Celleno sia uno degli nuclei abitati fortificati sorti tra il X e l’XI secolo per opera dei Conti di Bagnoregio, che detenevano la signoria su questa porzione di territorio. In questo periodo l’abitato doveva configurarsi come un gruppo di abitazioni concentrate sulla parte terminale dello sperone tufaceo, cinto da mura e protetto da rupi su tre lati e da un fortilizio posto a guardia dell’unica via d’accesso.
Nel 1160 (data della prima menzione nelle fonti scritte), il conte Adenolfo trasferì al Comune di Bagnoregio la giurisdizione sul castrum Celleni. In seguito alla distruzione di Ferento (1170-1172), il Comune di Viterbo avviò una rapida espansione nella valle del Tevere, finalizzata ad acquisire il controllo sui centri abitati che facevano parte della contea di Bagnoregio. Tra questi anche Celleno, che infatti nel 1237 figura tra i castelli del territorio viterbese governati da un podestà di nomina comunale.
Tale situazione permarrà di fatto fino alla fine del XIV secolo, quando il centro passò, tramite una concessione della Santa Sede, nelle mani dei Gatti, una delle più potenti famiglie viterbesi. In questo periodo il fortilizio medievale fu rinnovato e trasformato nella residenza signorile fortificata che ancora oggi è possibile osservare.
La famiglia Gatti governò Celleno fino a quando l’ultimo erede Giovanni Gatti fu fatto uccidere da Papa Alessandro VI (Borgia) per essersi rifiutato di riconsegnare il castello.
Fuori dalle mura, nel periodo tardomedievale e dell’età moderna, il borgo si è sviluppato soprattutto a ridosso della chiesa di S. Rocco.
Agli inizi del 1500, caduta la famiglia Gatti, Celleno divenne feudo degli Orsini, famiglia dalla quale il castello prende ancora il nome.
Solo verso la fine del XVI secolo la Chiesa potè inglobare nei suoi possedimenti questo importante luogo strategico, per amministrarlo autonomamente fino all’Unità d’Italia.
Nel corso dell’età moderna l’abitato di Celleno è stato spesso sconvolto da terremoti e frane. Le prime testimonianze si rintracciano nello Statuto del 1457, dove è fatto divieto di effettuare nuovi scavi lungo le rupi, dando compito agli abitanti di occuparsi della manutenzione delle strutture sotterranee di proprietà per evitare pericolose infiltrazioni nel sottosuolo.
Vari i terremoti e le frane come quelli del 1593 o del 1695 che provocarono notevoli danni come il crollo del mastio del castello.
Nel primi anni ’30 del 1900 una serie di scosse telluriche minarono ulteriormente soprattutto il versante nord dell’abitato e convinsero le autorità ad abbandonare il recupero della Celleno antica che andò sempre più spopolandosi.
Il centro fu progressivamente trasferito ad oltre un chilometro di distanza, lungo la via verso l’odierna strada Teverina.
L’originario insediamento medievale, quindi, per motivi socio-economici e di instabilità dei pendii, fu abbandonato definitivamente a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo.
Oggi è un piccolo ed affascinante borgo fantasma, suggestivo insieme di ruderi e vegetazione con uno stupendo affaccio sul paesaggio circostante.